26 gennaio 2014

2014 26 Gen - Boca (NO): Memorial A.Carli

Data: 26/01/2014
Lunghezza percorso: 6,65 Km
AMMAZZAINVERNO BOCA
Forte (per modo di dire) dell’esperienza dell’anno passato, per il 2014 la SanBrocchese Tour Operator offre ai suoi soci un ventaglio più ampio di offerte per la trasferta all’ammazzainverno di Boca:
Il pacchetto “Tapascione Gold”: comprende andata, gara e ritorno, tutto di corsa;
Il pacchetto “Tapascione Evolution”: comprende andata e gara di corsa e ritorno in “comoda” station wagon.
Il pacchetto “Tapascione Basic”: comprende solo la gara di corsa (più o meno), con trasferimenti in lussuoso SUV di costruzione nipponica.
Dopo aver raccolto le varie prenotazioni, alle 8.15 partiamo per Boca a traghettare le station wagons nel parcheggio del santuario, le quali poi riporteranno a casa i “Tapascioni Evolution”. 
Come al solito ci perdiamo in piacevoli chiacchiere e i minuti passano inesorabili: dobbiamo tornare a Grignasco per ri-partire, l’amico Joe non ci vede arrivare e ci manda un preoccupato sms: “MA DOVE MINCHIA SIETE? TESTONI!”...cacchio ragazzi, dico io, sono le 8.45 e siamo ancora al santuario, dobbiamo tornare a Grignasco e venire su di corsa! No, stavolta non ce la facciamo!
Per farla breve in pochi minuti la mia Citroen C3 Picazzo da 9.900 euro ci porta giù e alle 8.53 ri-partiamo al trotto.
Abbiamo 37 minuti di tempo per fare 4,5 Km: fatti 2 calcoli ce la possiamo fare comodamente, quindi non agitiamoci!
Infatti alle 9.23 siamo al santuario, giusto in tempo per ascoltare le piacevolissime note della Dirty Dixie Jazz Band e per essere catapultati dallo start nei boschi, in questa magnifica giornata baciata da un sole quasi primaverile.
Percorso molto bello e assai impegnativo, tutto su sentieri boschivi, puliti e in ottime condizioni.
Sui 6,6 Km totali del percorso ci sono 6 salite, più o meno lunghe e più o meno ripide.
Necessario quindi dosare le forze su questo tracciato, anche perché la seconda parte è forse più dura della prima.
Oggi per me molto meglio dell’anno scorso, quando mi ero impiantato ingloriosamente a metà percorso.
Stavolta mi regolo bene, non vado in crisi, mi accodo ai miei simili e vado all’arrivo dignitosamente.
Il finale di questa corsa è una figata: usciti dai boschi si costeggia una radura dominata da un antico cascinale, un colpo d’occhio bellissimo, anche perché non te lo aspetti.
Breve salita e si arriva a vedere il santuario di Boca dall’alto, altra bella cartolina.
Discesa ripida giù per l’area pic-nic e per finire il mitico giro di pista sotto il colonnato del santuario, che da solo vale la partecipazione a questa corsa.
Naturalmente Joe - il “Tapascione Gold” - è già arrivato, ma mi consola il fatto che non ha ancora impugnato il cellulare per la classica foto umiliante a quelli che arrivano dopo di lui: ciò vuol dire che si deve ancora ripigliare, quindi non ha tagliato il traguardo da molto…buon per me che non finisco sul suo sadico album, almeno per oggi.
Purtroppo per loro ci finiscono invece gli altri amici fotografati dal nostro cattivissimo "top runner" di giornata, mentre arrivano stravolti a cogliere l’ennesimo piacevole insuccesso della loro (e anche mia) misera storia podistica.
Che dire di più? Bella mattinata di sport e amicizia in un luogo a noi caro e al quale siamo affezionati fin dai tempi dell’infanzia.
Oggi voglio citare il vincitore, l’amico Francesco Guglielmetti, sempre molto competitivo e veloce su questi percorsi, un bravo a lui per una vittoria bella e meritata.
Ringraziamo e facciamo i complimenti anche agli organizzatori, tutto ben fatto e preciso, crediamo siano tornati a casa tutti soddisfatti e felici.
A chi voglia partecipare nel 2015 con noi alla trasferta mezzo corsa da Grignasco a Boca, diamo appuntamento al 25 gennaio 2015 ore 8.40 nel piazzale della chiesa di San Rocco a Grignasco.

IL FOTOROMANZO DEL SADICO

6 gennaio 2014

2014 06 Gen - Cavaglietto (NO): "Camminata dei Presepi"

Data: 06/01/2015
Lunghezza percorso: 5,6 Km
CAVAGLIETTO: CAMMINATA DEI PRESEPI

Per concludere queste tranquille e felici vacanze natalizie decido di andare a farmi una bella sudata all’ammazzainverno di Cavaglietto, microscopico comune di 400 anime, finora a me sconosciuto.
Data un’occhiata alla carta geografica e avuta la certezza che tale luogo è vicino a Cavaglio -  come la logica dei nomi vuole - mi ci reco, in missione solitaria.
Come da informazioni prese in rete la corsa si rivela una piccola classica: molta gente (568 iscritti), ottima organizzazione, ampio parcheggio, gonfiabile, atmosfera piacevole.
Paesino caruccio, ordinato e pulito, rifletto sul fatto che non dev’essere malaccio vivere qui.
La giornata è bella, fredda ma non troppo, ci saranno circa +2-3 gradi.
Partenza puntuale - e molto trafficata -  alle 9.30, dal centro del paese.
Il percorso va subito a prendere stradine di campagne sterrate, con alcuni tratti più compatti a fondo ghiaioso, altri più erbosi e altri ancora in terra battuta.
Ed è proprio su un tratto in terra che mi becco un bel (e parzialmente meritato) “mavaffanculo” da parte di un collega tapascione.
Infatti il sentiero è pieno di pozzangheroni, e io, stufo di fare zig-zag per evitarli - pratica per altro fisicamente dispendiosa - decido di tirare dritto nelle pozze fangose: così facendo schizzo gli altri, ma, d’altronde, non si può pretendere di arrivare puliti e asciutti.
Il tracciato è interamente pianeggiante e il paesaggio è bello, campagnolo e molto luminoso.
A proposito, se l’anno prossimo ci torno e c’è bel tempo, devo ricordarmi di mettere gli occhiali da sole, che per lunghi tratti ci troviamo proprio di fronte.
Finita l’avventura campestre si ritorna nel centro abitato, ultime centinaia di metri su asfalto e si arriva.
Oggi voglio rientrare presto a casa, così mi dirigo subito dopo l’arrivo verso l’auto, per cambiarmi.
Qui mi fermo e mi godo per qualche minuto una delle cose che più mi piace della corsa: sentire il sudore che gronda come una fontana dalla fronte, dal viso e scende a rivoli lungo la schiena. Una sensazione che, in armonico contrasto con una fredda mattinata di pieno inverno, è veramente un godimento del corpo e soprattutto dell’anima.

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1 gennaio 2014

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Ebbene si, lo confesso!
Fino a un paio d’anni fa il solo pensare di mettermi a correre mi provocava un senso di repulsione, e vedere gente che lo faceva quasi mi irritava.
Non capivo perché questi cosiddetti runners, con sole, vento, pioggia e neve, invece di mettere le gambe sotto al tavolo e poi spalmarsi sul divano per la pennichella, dovessero fare tutta questa fatica: ma chi glielo fa fare, pensavo.
Beh, si, un pò invidiavo il loro fisico asciutto, mentre il mio assumeva sempre più una forma a metà strada tra una pera cotta e un budino alla vaniglia.
Ma in fondo avevo un sovrappeso moderato, una quindicina di Kg: un paio di jeans elasticizzati in vita e una camicia bella ampia taglia XXL mi venivano sempre in aiuto.
E poi mi consolavo guardando a chi aveva più pancia di me.
Non che fossi poi un gran mangiatore, ma, vuoi l’età, vuoi il lavoro sedentario, la forma fisica diventava sempre più scadente.
E dire che in gioventù di sport ne avevo fatto, campi di calcio ne ho frequentati parecchi, anche se solo a livello amatoriale.
Mi piaceva molto anche uscire con la bici da corsa, amavo fare le salite.
Poi il matrimonio, i figli, il lavoro, mi hanno – giustamente -  preso il tempo e con quello anche la voglia.
Così, per circa 15 anni, di attività fisica non ne ho più fatta, a parte qualche partitina a calcetto con i bimbi, sporadici giretti in bici, passeggiate con cono gelato al seguito e qualche partita a ping-pong (l’ho anche costruito un tavolo da ping-pong).
Con la corsa avevo però un conto in sospeso, una specie di incompiuta, una storia interrotta.
Da adolescente - era la fine degli anni 70, primi anni 80 - ebbi la fortuna di partecipare alle prime camminate della Gamba d’Oro qui a Grignasco.
Mi ricordo di partenze sparatissime e poi non ce la facevo più, la dovevo camminare tutta.
Mi piacevano le corse, ma non mi preparavo per niente e rimanevo sempre con l’amaro in bocca perché non riuscivo a finirle bene.
Negli ultimi anni facevo poi un sogno ricorrente: sognavo di allenarmi, con gusto, ma alla fine rinunciavo sempre a partecipare alle corse perché non mi sentivo pronto.
Al risveglio non riuscivo a ben interpretare questo segnale onirico; a livello conscio non avevo nessuna intenzione di correre, anzi…però sotto sotto qualcosa covava, forse un pò invidiavo chi lo faceva.
Quando, nel 2011, il mio mento da doppio è diventato triplo e allacciarmi le scarpe mi mandava in apnea perché la panza mi comprimeva il diaframma, decisi di prendere drastici provvedimenti.
Anche perché la mia forma tondeggiante cominciava a essere sottolineata sempre più spesso da amici e familiari, e questo mi feriva nell’orgoglio.
Fu così che in una calda domenica di giugno inforcai la mia vecchia bici da corsa marca Bianchi e andai a riassaporare il gusto perverso della fatica sulle salite del circondario valsesiano.
Arrivai a casa semi-distrutto ma felice: qualcosa era cambiato, avevo proprio bisogno di sudare, di far fatica.
E così continuai, per un paio di mesi abbondanti, a macinar chilometri e asperità, con la mia cara bicicletta vintage anni ’90.
E cominciai a sgonfiarmi: fisico e morale in netto miglioramento, alla fine dell’estate riuscivo addirittura a infilarmi nei jeans di 10 anni fa!
Si era però ormai a fine agosto, alla sera cominciava a venir buio presto, e, in aggiunta, la bici mi richiedeva troppo tempo e mal riuscivo a conciliarla con gli impegni familiari e di lavoro.
E poi il casco, le strade trafficate, le discese pericolose, la manutenzione del mezzo, insomma troppo complicato.
Ero contento dei risultati raggiunti, della ritrovata forma, quindi mi dispiaceva fermarmi e ritornare ciccio-paffutello.
Approfittai così di una vacanza al mare per provare a corricchiare, come ripiego.
Ero scettico, ma invece mi piacque subito molto: attività semplice, veloce e con benefici psico-fisici immediati.
I 2 mesi da ciclista mi avevano restituito una buona condizione aerobica, quindi nessun problema di fiato, solo un pò di male alle gambe che si sono dovute abituare al nuovo utilizzo.
Mollai quindi la bici e continuai con la corsa, scoprendo un mondo affascinante, quello che vi sto raccontando in questo blog.
Fascino che va ben oltre l’aspetto sportivo: amicizie e rapporti umani trovano nell’ambiente delle camminate non competitive un fertilissimo terreno di crescita.
Credo sia il far fatica tutti insieme, ma allo stesso tempo ognuno per conto suo, che rende magico e unico questo sport così povero e semplice, ma nel contempo così ricco e appagante.
Non so per quanto tempo riuscirò a mantenere viva in me questa voglia e questo piacere di correre.
Spero a lungo, anche se farlo per benino richiede un impegno costante e non sempre viene facile.
Ma credo che se uno non si pone obiettivi troppo grandi si può fare.
L’importante è conciliarlo con il resto, senza renderlo prioritario e troppo invadente, ma, piuttosto, in armonia.

Tra le mie passioni c’è quella dello scrivere, così ho raccolto in un libro gratuito tutto quello che c’è da sapere per un buon approccio amatoriale al running.

Spero vi piaccia e vi possa essere utile.

Davide Donà


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